15 giugno 2022

The Cure, Boys Don't Cry e l'uomo visto da Robert Smith

Usciva il 15 giugno 1979 Boys Don't Cry, secondo singolo dei Cure in cui Robert Smith affrontava la mascolinità tossica della sua adolescenza

Il 15 giugno del 1979 i Cure pubblicavano il singolo 'Boys Don't Cry', un brano che non fu certo un successo in classifica all'epoca della pubblicazione ma che, ancora oggi, è una delle tracce più amate e significative della band inglese.

Un caso strano quello di Boys Don't Cry: pubblicata come singolo nel Regno Unito ma inserito in un album solo negli Stati Uniti come titlerack dell'omonimo "Boys Don't Cry", raccolta del 1980 che servì come album di debutto dei Cure oltreoceano.

L'insuccesso di un successo

Alla fine del 1978 i Cure, all'epoca composti da Robert Smith alla voce e alle chitarre, da Michael Dempsey al basso e Lol Tolhurst alla batteria, firmarono il primo contratto con la Fiction Records.

Dopo il primo singolo Killing An Arab uscito a dicembre di quell'anno e poi ristampato pochi mesi dopo, la band pubblicò il primo album in studio "Three Imaginary Boys" nel maggio del 1979.

Tra le canzoni rimaste fuori dal disco c'era quella che diventerà una delle tracce singolo dei Cure: Boys Don't Cry, che un mese dopo sarà pubblicato come 'stand alone single'.

La band era già sul radar della critica e degli appassionati di musica britannici come next big thing del post punk, un mix di chitarre taglienti che non lasciava ancora immaginare del tutto l'oscurità che di lì a poco avrebbe avvolto la discografia dei Cure, che li rese LA band goth per eccellenza.

Nonostante tutto l'interesse intorno alla band, Boys Don't Cry fu un insuccesso dal punto di vista della classifica, con grande frustrazione di Robert Smith che era convinto fosse una hit.

La storia darà ragione al leader dei Cure quando nel 1986, con la band al massimo della forma, Boys Don't Cry fu pubblicata nuovamente accompagnata da un video promozionale e con un nuovo arrangiamento per supportare l'uscita della compilation "Standing On A Beach".



The Cure, Boys Don't Cry e l'uomo visto da Robert Smith

Il significato di Boys Don't Cry

Robert Smith decise di scrivere Boys Don't Cry in risposta alla visione stereotipata della mascolinità. Secondo la visione comune gli uomini dovevano rimanere fedeli all'immagine del macho che non poteva mostrare emozioni, fragilità, men che meno lacrime, un modo di pensare che il frontman dei Cure sentiva molto lontano dal suo essere.

"Sono cresciuto circondato da questa pressione proveniente da quelli come me, secondo cui dovevi essere conforme ed essere in un certo modo", spiegherà in un'intervista al NME Robert Smith. "In quegli anni i ragazzi venivano incoraggiati a non mostrare alcun tipo di emozione. Ma quando ero giovane io non riuscivo a farne a meno, non ho mai trovato strano mostrare le mie emozioni. Sarebbe stato impossibile, per me, andare avanti senza poter mostrare le mie emozioni, solo un cantante noioso lo farebbe. Quindi ho cercato di renderla una cosa importante e, del resto, andare contro a chi mi dice di non fare qualcosa fa parte della mia natura".

Così come fatto dagli Smiths del 'nemico' Morrissey, in Boys Don't Cry i Cure legittimavano una mascolinità fragile, facendo sentire accettati anche gli individui più emotivi e sensibili. Con un momento di condivisione della propria esperienza di vita, Smith abbracciava virtualmente tutti i ragazzi della sua età facendoli sentire accettati e non 'sbagliati', come imposto dalla società.

La riscoperta grazie al video

Se in classifica il vinile di Boys Don't Cry fu un mezzo flop, il brano diventò subito una delle canzoni più amate dai fan ai concerti dei Cure.

Da allora, a oltre 40 anni dalla sua pubblicazione, Boys Don't Cry è una delle canzoni più suonate dalla band ed uno dei momenti più attesi dai fan durante i concerti.

Il motivo sta sicuramente nel significato, incredibilmente ancora di grandissima attualità nel 2022, ma anche nella grandissima popolarità che la canzone raggiunse nel 1986 dopo essere stata inserita nella collezione Standing On A Beach.

Grande merito va anche al video promozionale diretto da Tim Pope in cui la band appare come ombre dietro un lenzuolo, mentre dei bambini cantano la canzone, che diventò un classico delle tv musicali.