The Police LIVE!: due concerti, due band, un solo potenziale sconfinato
LIVE! documenta i Police dal punk all'eleganza pop, tra improvvisazioni jazzistiche e rigore da classifica: un doppio live essenziale per capirli davvero.
Pubblicato il 29 maggio 1995, LIVE! è un doppio album che ritrae i Police in due momenti diametralmente opposti della loro parabola artistica. Da un lato ci sono gli esordi furiosi, quando – cavalcando l’onda dell’emergente scena punk – sgomitavano per conquistarsi un posto al sole. Dall’altro, la fase conclusiva della loro carriera, quando erano ormai diventati la band tra pop e rock più popolare al mondo.
Nel primo disco li troviamo rabbiosi, nervosi e velocissimi, ma già straripanti di quell’eleganza e originalità che li avrebbe resi una delle formazioni più influenti di sempre. Nel secondo, si mostrano trasformati: raffinati, sempre impetuosi, ma ora concentrati su esecuzioni impeccabili di tutti i loro successi, rinunciando a quelle lunghe divagazioni tra reggae e psichedelia che dilatavano i concerti degli inizi.

Un documento necessario
L’uscita di LIVE! avviene oltre dieci anni dopo lo scioglimento improvviso della band avvenuto nel 1983. I Police si separano all’apice della fama, dopo il successo planetario di SYNCHRONICITY e del singolo “Every Breath You Take”. Un addio che segue una sequenza impressionante di dischi e singoli capaci di dominare le classifiche e, soprattutto, di cambiare la fisionomia del rock, traghettandolo dal punk verso un pop sofisticato, contaminato dal reggae e attraversato da inquietudini new wave. Questo doppio live aggiunge ulteriore coerenza a una storia artistica clamorosa, testimoniata da due esibizioni folgoranti. Due concerti così diversi che, accostati, mostrano la straordinaria versatilità tecnica e creativa del trio. Ma soprattutto fanno emergere, in particolare nella prima metà, una componente stilistica spesso trascurata: la matrice jazz della band.Non si tratta tanto di un riferimento diretto al jazz nelle sonorità o nell’estetica, quanto di una sua assimilazione profonda nei meccanismi interni della band: l’improvvisazione, la libertà di stravolgere ritmo, armonia e melodia. In pezzi come “Roxanne”, “The Bed’s Too Big Without You” o “Can’t Stand Losing You”, le strutture si aprono in ampie oasi strumentali, completamente estemporanee. E ascoltando altri bootleg del periodo, si coglie quanto ogni performance fosse unica. Una dimensione jazz che sorprende chi conosce i Police solo per le hit radiofoniche, ma che affonda le radici nella storia personale dei tre musicisti: il jazz è il primo amore di Stewart Copeland, introdotto dal padre sin da bambino. Andy Summers, prima dei Police, è un affermato session man con una solida formazione jazz e classica. E Sting, prima di diventare l'icona di stile della new wave, suonava proprio jazz nei club.
Boston 1979: gli inizi punk
Il primo disco cattura il concerto del 27 novembre 1979 all’Orpheum Theatre di Boston. La band è al secondo album, REGATTA DE BLANC, e lotta per conquistare l’attenzione del pubblico americano. Gli spettatori li accolgono con curiosità, percependoli come un’esportazione autentica della scena punk inglese. I Police si concedono con una foga che va ben oltre il punk. I brani del debutto OUTLANDOS D’AMOUR vengono stravolti e dilatati, le improvvisazioni si spingono oltre ogni previsione e lasciano intuire un talento musicale fuori scala. È una performance che trasuda urgenza, rischio e una consapevolezza che sta per esplodere. Proprio durante uno di questi concerti americani vissuti con il pugnale tra i denti, un DJ locale si innamora di “Roxanne” e inizia a trasmetterla alla radio: è l’inizio dell’ascesa leggendaria dei Police.
Atlanta 1983: la consacrazione pop
Il secondo disco è una selezione tratta da due concerti tenuti il 2 e 3 novembre 1983 all’Omni di Atlanta. I Police sono al culmine della loro carriera. Hanno ottimizzato il suono, perfezionato ogni dettaglio, ridotto gli spazi per l’improvvisazione, ma aumentato l’impatto e il controllo. Le esecuzioni sono impeccabili, e la resa live quasi supera la resa delle versioni da studio: una band che ha raggiunto la maturità musicale assoluta. Nel confronto tra le due metà dell’album, sembra quasi di ascoltare due gruppi diversi. L’attitudine è cambiata, il suono si è trasformato. E tra tutti, è Andy Summers a incarnare al meglio questa metamorfosi: dalla chitarra cruda, distorta e sferragliante del 1979 alla tavolozza di colori sonori del 1983, grazie a un uso visionario di effetti e sintetizzatori. Il suo playing non accompagna: disegna ambienti, costruisce impalcature armoniche, si espande come un’orchestra.
La punta dell'Iceberg
LIVE! è molto più di una raccolta di concerti. È il documento che permette di afferrare quanto i Police fossero una band sfaccettata, e quanto avessero in sé molte più possibilità di quelle già esplorate nei dischi in studio. Una band di tre musicisti con background diversissimi, tenuti insieme da un’alchimia misteriosa e irripetibile. Un gruppo che ha sempre oscillato tra istinto e controllo, tra anarchia e raffinatezza, e che ha saputo rendere questa tensione il proprio marchio di fabbrica. In fondo, è proprio questo il fascino dei Police: non la perfezione, ma il contrasto tra ricerca della sintesi ed esagerazione. E LIVE! ci lascia con una sensazione precisa: che ciò che abbiamo ascoltato nei loro dischi fosse soltanto la punta dell’iceberg del loro potenziale musicale.