The Wall a Berlino nel 1990: il live storico di Roger Waters
Il 21 luglio del 1990, pochi mesi dopo la caduta del Muro, Roger Waters portò a Berlino l'incredibile spettacolo di The Wall, uno dei suoi live più iconici
Il 21 luglio del 1990 Roger Waters portava 'The Wall' dal vivo a Berlino dove, solo pochi mesi prima, un muro vero era caduto dopo decenni di separazione.
Nel corso degli anni sono stati diversi gli artisti che, arrivati in Germania, portarono la loro musica a diventare un volano per l'unità tra i popoli a dispetto di ciò che accadeva intorno.
Quello di Waters segnò, però, uno dei momenti più importanti della sua carriera post-Pink Floyd e uno dei live più iconici di sempre, immortalato anche in un film concerto.
Quando si parla del Muro di Berlino, il pensiero corre subito alla divisione fisica e ideologica che ha segnato l’Europa per oltre quarant’anni. Ma c’era anche un’altra barriera, meno tangibile ma altrettanto imponente: quella culturale.
Negli anni ’70 e ’80, il rock si fece largo tra le crepe di quel cemento, trasformandosi in linguaggio di resistenza e di libertà. David Bowie incise "Heroes" nei celebri Hansa Studios a poche centinaia di metri dal Muro; durante il concerto del 1987 davanti al Reichstag, la sua voce arrivò fino all’Est, scatenando proteste giovanili.
I Depeche Mode, nel 1988, suonarono in una Berlino ancora spaccata, ma già inquieta. E Bruce Springsteen, con il suo leggendario live del luglio 1988 a Berlino Est, parlò di "unire il mondo attraverso la musica". In quel contesto, il rock divenne non solo intrattenimento, ma strumento di pressione e coscienza collettiva.
Roger Waters: l’eredità post-Floyd e la promessa mantenuta
Per Roger Waters, ex mente creativa e concettuale dei Pink Floyd, il Muro aveva un significato ancora più intimo. Dopo aver lasciato la band nel 1985 in seguito a profonde fratture artistiche e personali, Waters si concentrò su una carriera solista fortemente tematica, politicamente impegnata e ancorata al teatro musicale. Album come The Pros and Cons of Hitch Hiking e Radio K.A.O.S. esploravano la condizione dell’individuo alienato in un mondo sempre più complesso. Ma The Wall – concepito nel 1979 come opera rock sulla psiche umana, il trauma della guerra e il distacco emotivo – era rimasto il suo manifesto più potente.
"Non eseguirò mai più The Wall dal vivo," dichiarò nel 1980, "a meno che non venga abbattuto un vero muro". Quelle parole, all’epoca cariche di idealismo, assunsero un peso concreto il 9 novembre 1989, quando il Muro di Berlino cadde davvero. E così nacque uno degli eventi più straordinari della storia del rock.
La Berlino della metà del 1990 era una città sospesa. Il Muro era fisicamente in pezzi, ma politicamente e socialmente il Paese era ancora diviso. L’euforia della caduta era stata seguita da un senso di spaesamento: l’Est e l’Ovest non si conoscevano davvero. In questo clima di transizione, la musica tornò a farsi collante.
Waters individuò il luogo perfetto per lo show: Potsdamer Platz, la cosiddetta "terra di nessuno" fra i due settori, distrutta durante la guerra e poi congelata nel tempo dal Muro. Un luogo simbolico, uno spazio che si stava lentamente riappropriando del suo significato.
Ma trasformarlo in un palcoscenico fu un'impresa titanica: bonifica da mine inesplose, burocrazia doppia (con autorità di Est e Ovest da convincere), e un piano tecnico senza precedenti.
Un 'musical corale' senza precedenti
Lo show, ideato insieme al produttore Tony Hollingsworth, fu pensato non solo come concerto ma come opera teatrale multidisciplinare. Il palco, disegnato da Mark Fisher e Jonathan Park, era lungo 170 metri e alto oltre 25. Vennero utilizzati oltre 2.500 blocchi di polistirolo per simulare la costruzione di un muro reale, che sarebbe poi crollato alla fine dello spettacolo.
Il cast era semplicemente monumentale: gli Scorpions aprirono con "In the Flesh?", seguiti da Cyndi Lauper, Joni Mitchell, Van Morrison, Bryan Adams, The Band, Thomas Dolby, Sinéad O'Connor, Marianne Faithfull, Paul Carrack e gli attori Tim Curry e Albert Finney nei ruoli teatrali. L’orchestra e il coro erano diretti da Michael Kamen, già collaboratore di Waters. Ogni artista interpretò uno dei personaggi di The Wall, rendendo lo show una sorta di musical rock corale.
Per Waters, The Wall era sempre stata un’opera personale, nata dai traumi infantili e dal suo senso di isolamento. Ma a Berlino, l’opera si trasformò in qualcosa di più grande: il racconto di una società che abbatte i propri muri interiori e collettivi. "Non è la vittoria dell’Ovest sull’Est," disse Waters alla stampa, "ma la vittoria della libertà sull’oppressione. Non è una celebrazione del capitalismo, ma del coraggio umano."
Il concerto fu pensato anche come evento benefico: i proventi dovevano andare al Memorial Fund for Disaster Relief. Nonostante le ingenti spese (oltre 8 milioni di dollari), Waters volle che l’evento mantenesse un valore simbolico più che commerciale.
La serata del 21 luglio 1990: un Muro che crolla davvero
Quel sabato sera, circa 250.000 persone si radunarono attorno a Potsdamer Platz. I cancelli vennero infine aperti per motivi di sicurezza, e la folla si gonfiò fino a toccare forse i 400.000 presenti. Lo show fu trasmesso in diretta in oltre 50 paesi, con un’audience televisiva stimata in un miliardo di spettatori.
Lo spettacolo seguì fedelmente la scaletta dell'album, con l’aggiunta di brani come "What Shall We Do Now?" e "The Tide Is Turning". Il momento più emozionante arrivò con "Comfortably Numb": Waters cantò il verso principale, mentre Van Morrison, con The Band alle spalle, eseguì l'assolo vocale di Gilmour.
Luci, effetti pirotecnici, pupazzi giganti animati e proiezioni video trasformarono il concerto in un evento visivo senza precedenti. Alla fine di "The Trial", il Muro crollò davvero, lasciando un vuoto simbolico e fisico. Su quel palco spoglio, Waters concluse con "The Tide Is Turning", segnando la fine di un'epoca e l'inizio di un'altra.
Il pubblico rispose con un misto di commozione e consapevolezza storica. La stampa tedesca e internazionale fu unanime nel riconoscere lo show come uno degli eventi culturali più significativi del dopoguerra.
Il concerto fu pubblicato successivamente in VHS, DVD e album dal vivo, contribuendo a immortalare l’evento. E sebbene Waters abbia ripreso The Wall in tour negli anni 2000, nessuna performance successiva ha mai avuto lo stesso impatto simbolico.
