11 agosto 2020

The Who, Keith Moon e il ricovero di Fontainebleau

Era l'11 agosto 1976 quando il batterista degli Who venne ricoverato a Miami dopo aver distrutto la sua camera d'albergo

Moon The loon

‘Moon the Loon’, il lunatico, il pazzo, il giullare di corte, così era chiamato Keith Moon, un esagitato senza controllo che, accidentalmente, è stato anche uno dei più grandi batteristi della storia del rock. Dietro i tamburi con gli Who, Moon suonava esattamente come viveva fuori dal palco, in modo esplosivo, esagitato, frenetico.

Del resto a chi verrebbe mai in mente di far esplodere la propria batteria durante uno show televisivo, mettendo in pericolo tutti perché, ancora una volta, il carico di esplosivo era esagerato? O chi passerebbe il poco tempo tolto alla musica e alle sbronze e sballi vari facendo ripetutamente scherzi di dubbio gusto a chiunque?

Keith Moon, ecco chi.


C'è qualcuno che sa suonare la batteria?

Il funambolico batterista era quello che nel novembre del 1973, durante il tour americano degli Who, perse i sensi nel bel mezzo del concerto al Cow Palace di Daly City, California, venendo sostituito da un ragazzo arruolato su due piedi tra quelli presenti in sala. Nel backstage i roadie lo gettarono sotto la doccia nella speranza di farlo rinvenire, cosa che riuscì solo dopo avergli somministrato una enorme dose di cortisone. Insomma, l’espressione genio e sregolatezza fatta e finita.

Pochi anni dopo quell’episodio che i libri di storia del rock ancora ricordano, Moon, ancora su suolo americano, venne ricoverato dopo aver fatto ciò che amava di più: distruggere camere di hotel.


L'incidente di Fontainebleu

Era proprio l’11 agosto, l’anno il 1976 quando la polizia riceve una chiamata di emergenza dal Fontainebleu Hotel di Miami. Il codice è “41 baker” che sta indicare l’infortunio di una persona mentalmente disturbata, quella persona, ovviamente, è Moon.

Pochi mesi prima, davanti ai 15.000 spettatori di Boston, era collassato di nuovo all’inizio dello show e dopo solo due pezzi venne spedito in ospedale. La colpa fu data ad una forte influenza ma la realtà era un mix quasi letale di barbiturici e superalcolici, passione che pochi anni dopo lo portò via per sempre.

All’arrivo dell’ambulanza Moon era lì, steso per terra, collassato. Aveva fatto, in tempo, però a devastare tutto ciò che aveva trovato sotto tiro, la sua camera era ridotta a un campo di battaglia e a seminare la preoccupazione tra gli avventori dell’hotel che lo hanno visto correre per i corridoi in evidente stato di agitazione.

Anche l’ospedale di Miami fece la conoscenza del musicista inglese che pochi giorni dopo minimizzò parlando con un disc jockey locale: “Non ricordo molto, ho dei ricordi sbiaditi, ho perso i sensi e mi sono trovato qui in ospedale. I dottori mi hanno detto che si è trattato di un esaurimento nervoso, sai, troppo stress, pressioni, tutti questi concerti. Non mi sono mai fermato negli ultimi due anni e alla fine non ce l’ho fatta”.

In ospedale Moon ci rimase circa una settimana per poi prendere un volo direzione Los Angeles, Malibu per la precisione, perché era lì che stava costruendo una nuova casa.

Nonostante i costanti tentativi degli amici e della band di cercare di dare una linea alla sua vita disastrosa e distruttiva,Moon non cambierà mai e morirà nel 1978 a soli trentadue anni per un’overdose dei medicinali che gli erano stati prescritti per aiutarlo con le dipendenze.


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