12 settembre 2023

Thom Yorke e l'aiuto di Neil Young e Jeff Buckley

Il cantante dei Radiohead racconta in un libro come Neil Young e Jeff Buckley lo abbiano aiutato a prendere consapevolezza della propria voce

Thom Yorke dei Radiohead racconta di come la sua, ormai riconoscibilissima voce, sia stata inizialmente difficile da accettare.

In un estratto pubblicato da Rolling Stone del nuovo libro di Jason Thomas Gordon, The Singers Talk, Il frontman della band inglese spiega come Neil Young e Jeff Buckley siano stati fondamentali per trovare la sua voce.

Durante i primi anni della sua carriera, Yorke si è infatti sentito più volte in difficoltà per il registro della sua voce, una caratteristica che ha cominciato ad accettare dopo aver ascoltato per la prima volta "After The Gold Rush".

Cantare come Neil Young

I Radiohead hanno saputo ritagliarsi, negli anni, uno spazio da band intoccabile che, specialmente grazie alla voce di Thom Yorke, ha saputo toccare le corde di molti appassionati di musica.

Una voce con un registro alto abbastanza inusuale tra la gran parte degli artisti in circolazione quando i Radiohead sono apparsi sulla scena che ha fatto spiccare la band di Oxford.

Per Yorke, però, non è sempre stato così e il rapporto tra il cantante dei Radiohead e la sua voce è stato conflittuale sin dagli inizi, come raccontato nel nuovo libro di Jason Thomas Gordon "The Singers Talk".

In un estratto pubblicato dall'edizione USA di Rolling Stone, Yorke racconta come, in un primo momento, la sua voce gli recasse disagio proprio per il suo registro.

Nonostante le sue perplessità, a 18 anni mandò una demo ad una rivista di musica che accostò la sua voce a quella di Neil Young.

"Mi chiesi chi fosse questo Neil Young, non lo avevo mai ascoltato e quindi andai a comprare "After The Gold Rush", racconta Yorke. "Ho detto 'Quindi è giusto avere quel suono?' Perché ha un registro leggermente più alto del mio ma avevo una dolcezza e un'ingenuità che avevo sempre cercato di nascondere. Dopo averlo ascoltato ho capito che forse non c'era bisogno di farlo".


Thom Yorke e l'aiuto di Neil Young e Jeff Buckley

Jeff Buckley e l'aiuto del chiropratico

Ma Neil Young non è stato l'unico artista ad avere un impatto diretto su Thom Yorke e il suo modo di cantare. Un altro maestro della voce per il cantante dei Radiohead è stato Jeff Buckley che ha saputo cementare le convinzione di Yorke a carriera inoltrata.

"Quando stavamo registrando The Bends riuscii a vedere dal vivo Jeff Buckley prima della sua morte e, anche in quel caso, ho vissuto un momento simile in cui ho capito che andava bene cantare in quel modo. Mi ha ricordato di questa parte vulnerabile che stavo cercando ancora di nascondere. Ricordo di aver registrato Fake Plastic Trees da solo e l'ho fatta ascoltare agli altri solo successivamente. Quando hanno deciso che l'avremmo utilizzata sul disco mi sono opposto perché sentivo fosse troppo vulnerabile, troppo me", ha detto.

Yorke ha poi raccontato di come riesce a mantenere la sua caratteristica voce dopo 30 anni di carriera quando è in tour.

Per tenersi in forma dal punto di vista vocale, l'artista inglese fa i classici esercizi, uniti alla meditazione e si fa supportare un chiropratico che è sempre con lui quando è in tour per poter allineare la sua colonna vertebrale. "E' una questione mentale ma, quando sei in tour, devi avere qualcuno che ti sistemi".