Tracy Chapman e la storia di “Fast Car”: il ritornello che non arriva mai

“Fast Car” di Tracy Chapman è la storia del trionfo di determinazione e ispirazione musicale pura. Di un' artista che non ha voluto scendere a compromessi

Uscito nel 1988, “Fast Car” è il primo singolo di Tracy Chapman: innesca il successo clamoroso del suo omonimo album di debutto TRACY CHAPMAN, per poi diventare un classico del rock. Ecco la storia, emozionante, di questa canzone senza tempo.

Si dice che la forza di una grande canzone sia quella di stare in piedi da sola, voce e strumento che l’accompagna. Quando spegni tutto: metti in mute la batteria e il basso, togli gli archi, zittisci i synth e l’elettronica, ti sbarazzi dei muri di chitarra elettrica e delle prodezze dei fiati. Nemmeno i cori, gli effetti e le percussioni. Resta una voce che ti canta una storia, appoggiandosi esclusivamente a una chitarra acustica, a un pianoforte. Le grandi canzoni, interpretate così, riescono a stordirti, emozionarti e commuoverti come quando ti si presentano sfarzose, nei loro migliori arrangiamenti orchestrali oppure apparecchiate nelle produzioni più moderne e contemporanee. Mi vengono in mente certe perle, perfette, dei Beatles, degli U2, di Bowie che quando ho ascoltato interpretate, voce e chitarra, sembrava non mancasse nulla, che la loro magia fosse intatta. Mi viene in mente una delle prime volte volta che Sting, emancipandosi dai Police, ha eseguito dal vivo - da solo con la sua Stratocaster nera - “Roxanne”: era perfetta, comunque completa. Anche chitarra e voce, il prodigio di quella composizione ti afferrava, intatto.

La storia di "Fast Car"

“Fast Car” è una canzone senza tempo, capace di scuoterti, oggi come allora, nella fragilità della storia che racconta. Di toccare quel pensiero - più o meno sopito - che però forse abbiamo tutti: lasciarci alle spalle ingiustizie, affanni e scappare. “Fast Car” è una metafora che parla di questo: di una giovane ragazza straziata dalle condizioni disagiate della sua famiglia. Deve lasciare gli studi per prendersi cura di un padre alcolizzato dopo che la madre se n’è andata di casa. Lavora in un supermercato e sogna di fuggire da tristezza e mediocrità, a bordo della macchina veloce di un ragazzo che ama; un ragazzo che è nei guai quanto lo è lei. Protagonista della fortuna di questo pezzo è, assieme a Tracy Chapman che l’ha composto, anche il produttore artistico David Kershenbaum. Kershenbaum racconta di aver ascoltato per la prima volta “Fast Car" il giorno in cui, lui e la cantautrice, si sono incontrati. Da subito, il produttore si è convito che quel brano sarebbe stato un tassello imprescindibile nella realizzazione del disco. Album che, sulla carta e in quel momento storico, sembrava la proposta artistica più dissennata su cui investire: un flop annunciato! Tracy Chapman, infatti, voleva che le sue canzoni restassero pure, dirette e con un’anima acustica; pretendeva che le storie che intendeva raccontare fossero il cuore del suo lavoro. Non sarebbero serviti arrangiamenti ridondanti, schiere di strumenti, produzioni sofisticate, synth.

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