"Jump" dei Van Halen è un manifesto degli anni ’80: un mix geniale di synth pop e chitarra metal che segnò -nel bene e nel male - la svolta della band
"Jump" dei Van Halen esce il 21 dicembre 1983, anticipando di poche settimane la pubblicazione di 1984, album che resterà il maggior successo commerciale della band. "Jump" è uno dei brani più rappresentativi del sound e dell’attitudine degli anni ’80. È un pezzo perfetto: con un testo accattivante, un groove irresistibile, un ritornello travolgente, un’energia spensierata e un assolo di chitarra incredibile, conquista le classifiche globali, diventando il primo (e unico) singolo dei Van Halen a raggiungere la vetta della Billboard Hot 100.
La scelta di Eddie Van Halen, all’epoca il chitarrista più innovativo e imitato della scena rock, di mettere i sintetizzatori al centro del brano è una svolta che scompiglia la scena rock, hard rock e metal. La fusione tra i due generi più popolari del decennio, il synth pop e il metal, evidenzia la capacità dei Van Halen di superare i confini stilistici, caratteristica delle più grandi rock band di sempre. Tuttavia, questa evoluzione divide i fan: mentre alcuni applaudono la modernità del brano, altri rimpiangono il sound più grezzo e violento degli esordi. Anche all’interno della band emergono tensioni: per David Lee Roth, la svolta verso i sintetizzatori rappresenta una minaccia all’anima heavy e chitarristica dei Van Halen, alimentando una frattura che lo porterà a lasciare il gruppo poco dopo.
Un manifesto degli anni ’80
“Jump” racchiude la voglia di leggerezza degli anni ’80, il gusto per l’esagerazione e il divertimento sfrenato, con una solarità inedita e un approccio positivo e scanzonato. Con “Jump”, sparisce qualsiasi traccia del piglio maledetto o esoterico che aveva animato le star dell’hard rock degli anni ’70, così come l’ambiguità voluttuosa del glam o quel piglio secchione delle band progressive. I Van Halen portano un’immagine allegra e colorata. Sembrano una band che - dopo un pomeriggio passato tra palestra e campo da football - si appresta con il sorriso impertinente del bravo ragazzotto di provincia, a furoreggiare tra party, belle ragazze, drink e rock’n’roll. Questa frivolezza nell’immagine si sposa con un hard rock ballabile e coinvolgente, eseguito con precisione e una tecnica straordinaria. Perché i Van Halen erano una macchina musicale micidiale, guidata dal genio di Eddie Van Halen, uno dei chitarristi più innovativi e musicali di sempre. Diversamente dai miti del passato come Hendrix, Page, Clapton e Townshend - con la loro aurea mistica da figure, quasi, ultraterrene - Eddie era il simbolo degli anni ’80: un supereroe della porta accanto, alla stregua di Rambo o Indiana Jones. Persone normali che grazie al talento, alla dedizione e a una straordinaria determinazione, riuscivano a compiere imprese incredibili.
