In “Black Mamba” Alice Cooper ritrova la band delle origini e accoglie la magia di Robby Krieger, chitarra dei Doors: 50 anni di rock in un solo riff.
Mentre “Wild Ones”, il nuovo singolo di Alice Cooper, irrompe nella nostra Top 20, si fa sempre più palpabile l’attenzione che gravita attorno a The Revenge of Alice Cooper, il nuovo album in uscita il 25 luglio che segna la reunion della sua storica band degli esordi. Un feroce omaggio alla ribellione giovanile e all’energia che ha reso questa formazione leggendaria. E in mezzo a tanta eccitazione e curiosità, spunta un dettaglio che merita un riflettore tutto suo: a impreziosire il brano d’apertura “Black Mamba”, primo singolo estratto dal disco, c’è la chitarra di Robby Krieger, leggendario membro dei Doors.
Una presenza che non è solo un featuring prestigioso, ma un filo elettrico che collega due mondi, due visioni, due epoche: Los Angeles, fine anni Sessanta, e il rock moderno che ancora oggi vive di quella lezione. E soprattutto, un'altra sei corde stupefacente che si aggiunge all'elenco di chitarristi pazzeschi che hanno suonato con Alice Cooper.
Una chitarra sinuosa, strisciante
A spiegare la genesi di questa collaborazione è lo stesso Alice Cooper: «Appena ho sentito “Black Mamba” ho pensato a Robby. Volevo quella chitarra sinuosa, strisciante, quel sound Doors che solo lui sa evocare. L’ho chiamato e ha centrato il pezzo in pieno, alla prima. Perfetto». Il produttore Bob Ezrin, da sempre regista sonoro dell’universo Alice Cooper, conferma: «Era ovvio. I Doors hanno fatto parte della nostra storia. Robby era il chitarrista che Glen Buxton (chitarrista originario di Alice Cooper) osservava e studiava. Era destino». E se pensate che sia solo una questione di affetto e ricordi, basti ascoltare “Black Mamba” per capire che l’apporto di Krieger è qualcosa di più. È un tocco d’autore, un suono che trasuda psichedelia, blues, visione, ma che si inserisce con naturalezza nel linguaggio graffiante e teatrale di Cooper. Un cortocircuito sonoro che funziona proprio perché autentico, fatto da chi c’era, da chi ha contribuito a inventare il suono su cui si regge tutto il rock successivo. Questa collaborazione ha un retrogusto romantico per chi conosce la storia delle due band. Quando gli Alice Cooper si trasferì a Los Angeles con la sua band nel 1967, furono proprio i Doors di Morrison e Krieger, ad accoglierli. «Non ci conoscevano, ma ci accolsero comunque e poi ci fecero addirittura aprire i loro concerti», ricorda Cooper. Un’amicizia vera, che dura da più di cinquant’anni e che ha continuato a generare incontri, jam e incroci inaspettati, come le chitarre che Krieger ha registrato per gli Hollywood Vampires progetto collaterale di Cooper.

Un visionario del rock
Ma il punto più affascinante, forse, è proprio questo: sentire oggi Robby Krieger ruggire dentro un brano hard rock come “Black Mamba” non è solo un omaggio. È la conferma che stiamo parlando di un chitarrista fuori categoria, uno di quelli che non ha mai avuto confini di genere o forma. Già ai tempi dei Doors, Krieger era l’elemento più musicalmente eclettico della band: appassionato di flamenco e delle innovazioni modali e armoniche che Miles Davis stava introducendo in Kind of Blue (1959), riusciva a mescolare nel suo fraseggio bossanova e blues, incursioni psichedeliche e richiami funk, mentre il suo tocco creava impalcature che anticipavano l’hard rock prima ancora che il termine esistesse. La sua capacità di muoversi tra i linguaggi, senza mai snaturare la propria voce, è ciò che rende la sua chitarra inconfondibile. E vederlo oggi, ancora attivo, ancora capace di reinventarsi, ci ricorda che alcuni musicisti non invecchiano: evolvono. Robby Krieger non è stato semplicemente il chitarrista dei Doors. È stato, ed è tuttora, un grande visionario del rock.