Comfortably Numb: mito, magia e polemiche sull’assolo perfetto di David Gilmour

L’assolo di Comfortably Numb è leggenda: tra magie in studio, tensioni tra Waters e Gilmour e la disputa sulla prima take che ha alimentato un mito senza tempo.

Pubblicato il 23 giugno 1980, "Comfortably Numb" fu il terzo singolo estratto dal capolavoro The Wall, e diventò presto uno dei brani più amati e riconoscibili dei Pink Floyd, acclamato per la forza evocativa della melodia, del testo e dell’assolo finale di chitarra.

Ecco l’origine e la leggenda di quell’assolo: dal ruolo del produttore Bob Ezrin, alla polemica con Roger Waters sulla veridicità della prima take, fino alla consacrazione dell’assolo di David Gilmour come icona di equilibrio, emozione e suono perfetto.

Comfortably Numb: mito, magia e polemiche sull’assolo perfetto di David Gilmour
PHOTO CREDIT: Fotogramma

Poche note ma col cuore

Tra i tantissimi assoli che hanno reso immortale la chitarra rock, quello finale di "Comfortably Numb" è forse l’unico che, da oltre quarant’anni, riesce ancora a mettere tutti d’accordo: appassionati, tecnici, nostalgici, critici e musicisti. È stato definito un capolavoro, certo, ma è diventato anche uno standard di riferimento: per molti chitarristi è la dimostrazione concreta che poche note suonate con il cuore, un grande suono e un’intenzione vera valgono più di mille eseguite con gelida precisione da un dattilografo della chitarra. Questa considerazione acquista ancora più peso se letta nel contesto storico: pubblicato nel 1980, "Comfortably Numb" rappresentava un baluardo per la chitarra rock tradizionale, melodica, ancora saldamente radicata nella forma canzone e nella narrazione emotiva. E lo faceva poco prima che gli anni Ottanta e Novanta trasfigurassero la chitarra: prima esaltandone l’eccesso tecnico con l’hard rock e l’heavy metal, poi svuotandola e cambiandone la natura del protagonismo con la new wave, il grunge e l’alternative. Secondo il produttore Bob Ezrin, il primo take fu talmente intenso da commuoverlo fino alle lacrime. Gilmour tentò di registrare nuove versioni, ma nessuna superò quella prima, istintiva scintilla. Un’anima nata da un demo solista, voluto fortemente in THE WALL da Ezrin, e che vide Roger Waters e David Gilmour scontrarsi duramente sull’arrangiamento: orchestrale e teatrale per il primo, semplice e diretto per il secondo. Il compromesso – orchestra nella prima parte, chitarra nella seconda – è diventato storia. La Stratocaster nera di Gilmour, la Black Strat, venne descritta da Ezrin come “uno Stradivari elettrico”. E in quelle frasi “liriche”, che alternano luce e ombra, vibra ancora oggi una delle più potenti sintesi emotive tra musica, narrazione e chitarra mai raggiunte in studio.


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