Una retrospettiva tra brani meno noti per cogliere l’essenza di Eddie Van Halen, artista – prima che chitarrista – tra i più innovativi e influenti del rock.
Nato il 26 gennaio 1955, Eddie Van Halen è stato un artista destabilizzante nella storia della musica: le sue innovazioni alla chitarra, da virtuoso e visionario, si sono riverberate sul modo di scrivere, suonare e produrre il rock e il metal nei decenni successivi. Sebbene gran parte del pubblico lo conosca per i successi più commerciali dei Van Halen – Jump su tutti – Eddie è artefice di un intero universo musicale, fatto di gemme meno note che si schiudono su un repertorio variegato e originale, inarrivabile per ispirazione, maestria sonora e tecnica strumentale.
Ecco una retrospettiva che, attraverso la riscoperta di cinque brani lontani dalle hit più popolari, mette in luce la profondità, l’originalità e l’influenza musicale di Eddie Van Halen, ripercorrendo al contempo le fasi iniziali della discografia della band.
"Ice Cream Man" - VAN HALEN (1978)
Il debutto dei Van Halen è un terremoto. Sembra che un alieno si sia impossessato della chitarra elettrica per trasformarla in un mostro capace di cose inaudite: dal suono che esplode in una distorsione calda, burrosa ed estrema, ai riff dal groove irripetibile, che uniscono la ferocia della scena punk allora emergente allo swing elegante della tradizione. È un disco di hard rock futurista che avrebbe fatto ubriacare il decennio successivo; assolo di chitarra che mescolano la classe di Eric Clapton, il virtuosismo classico di J.S. Bach e l’irriverenza di Jimi Hendrix, creando un linguaggio totalmente nuovo. VAN HALEN è una deflagrazione di energia, suono e potenza.
Consapevoli dell’impatto devastante del disco, la band e il produttore Ted Templeman decidono di inserire un’oasi acustica per dare respiro agli attoniti ascoltatori. Così rispolverano un classico blues del 1953 di John Brim, "Ice Cream Man", affidandolo all’interpretazione guascona - voce e chitarra acustica - di David Lee Roth. La versione dei Van Halen è irresistibile, ma alla fine suona quasi come una parodia: dopo appena un minuto di atmosfere acustiche, con buona pace delle intenzioni iniziali, la band riprende a martellare come un fabbro e la chitarra di Eddie esplode in uno degli assolo più folgoranti della sua carriera.
