Neil Young empatizza con i manifestanti di Washington

Secondo Neil Young i manifestanti che hanno attaccato il Campidoglio di Washington meritano empatia

Neil Young è sempre stato estremamente critico nei confronti di Donald Trump e quindi la notizia in un primo momento potrebbe lasciare interdetti ma il cantautore canadese ha dichiarato la propria empatia nei confronti dei manifestanti che nei giorni scorsi hanno attaccato il Campidoglio di Washington e chiede che non siano colpiti da una valanga di odio.

Chi conosce un minimo la storia di Neil Young sa che il cantautore è sempre stato attivo sul fronte politico e sociale e non ha mai fatto mancare le sue critiche nei confronti di Donald Trump, dei suoi sostenitori e della sua visione. Non una volta Young ha citato in giudizio Trump per l'utilizzo di sue canzoni durante i raduni in campagna elettorale e, addirittura, si è voluto assicurare di poter avere in tempo la cittadinanza statunitense - lui canadese - solo ed esclusivamente per poter votare contro Trump.

La posizione di Young sui fatti di Capitol Hill

Nonostante questo, attraverso una lettera pubblicata sul suo sito, Young ha voluto in qualche modo dimostrare la sua vicinanza nei confronti di quei soggetti che pochi giorni fa hanno semplicemente protestato o si sono scagliati contro il Capitol Hill, il Campidoglio di Washington, facendo irruzione e saccheggiando uno dei luoghi della democrazia a stelle e strisce per cercare di interrompere l'ufficializzazione dell'elezione di Joe Biden a nuovo Presidente degli USA.

Il punto, portato avanti dal settantacinquenne cantautore di Toronto in opposizione alle reazioni a caldo di quasi tutti i suoi colleghi, è che anche i manifestanti siano vittime del sistema e che lo scorso 5 gennaio anche loro siano diventati solo delle pedine nelle mani di Trump e, quindi, non meritano odio o disprezzo.

Provo empatia, non siamo nemici

La lettera di Neil Young si apre con un riferimento ad una donna che è stata ripresa in lacrime mentre sosteneva di essere stata colpita negli scontri - anche se la veridicità della stessa è stata messa in discussione da alcune testate -, un'immagine che ha colpito il cantautore perché, tutto ciò che voleva era far sentire la sua voce nel bel mezzo della rivoluzione. Una delle tante, continua, che hanno provato la sensazione di essere stati perseguiti per i loro ideali nell'indifferenza delle sfere alte americane.

Tutto questo, però, ha sempre un responsabile: Donald Trump che, secondo Young, ha esagerato e amplificato la verità per generare e fomentare l'odio: "Provo empatia per quelle persone che sono state manipolate e che hanno visto il loro ideali utilizzati come arma politica - ha scritto Young - Potrei essere uno di loro. Le notizie in rete dovrebbero avere due campane, entrambe rappresentate ugualmente. I social media sono gestiti dai potenti, le bugie e le falsità sono amplificate mettendo in crisi il nostro sistema di valori, mettendoci gli uni contro gli altri. Non siamo nemici, dobbiamo ritrovare la retta via".

Young parla di come i suoi sentimenti ora vadano oltre Trump e guardino ad un contesto generale in cui non dovrebbe esserci spazio per l'odio: "Non abbiamo bisogno di questo odio - scrive - ma ci servono discussioni e soluzioni, il rispetto per le opinioni gli uni degli altri. Non l'odio, con i social tutti gli argomenti diventano armi psicologiche usate per aizzare odio nei confronti di una fazione o dell'altra, e questa è l'eredità di Donald Trump".


Il catalogo di Neil Young

Tornando alla musica, la scorsa settimana Neil Young ha venduto il 50% del suo catalogo di canzoni ad Hipgnosis Songs, una società di edizioni che è riuscita ad accaparrarsi anche le edizioni dei brani firmati da Lindsey Buckingham dei Fleetwood Mac e dello storico produttore Jimmy Iovine.  

La cifra alla quale Hipgnosis, società presieduta da Merck Mercuriadis, avrebbe chiuso l'accordo con Young non è stata ufficializzata ma si parla di qualcosa come 150 milioni di dollari.

La notizia della cessione parziale del catalogo di Neil Young è arrivata a poche settimane di distanza dalla stessa operazione fatta da un altro gigante del cantautorato americano, Bob Dylan, che ha rifiutato un'offerta proprio di Hipgnosis per offrire il suo catalogo alla Universal per una cifra che, si dice, si aggiri intorno ai 300 milioni di dollari.

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