Con un anno di ritardo prendono il via le Olimpiadi di Tokyo 2020 con una cerimonia di apertura che si terrà oggi in Giappone sotto gli occhi dell'Imperatore Naruhito. Una 32esima edizione senza pubblico che, nonostante le mille difficoltà, fino all'8 agosto ospiterà 11mila atleti da tutte le parti del mondo.
Per celebrare i giochi olimpidci di Tokyo 2020 abbiamo scelto di raccontare la storia sportiva di musicisti che, accanto alla carriera di rockstar, hanno portato avanti una grande passione per alcune discipline che faranno parte anche delle Olimpiadi di Toyko 2020.
Elvis cintura nera di Karate
Il Re del Rock'n'Roll, Elvis Presley, si appassionò alle arte marziali sul finire degli anni '50. Simbolo degli Stati Uniti, Elvis si avvicinò alle discipline orientali e in particolare al Karate nel 1958 durante i suoi giorni da militare in Germania.
A dargli le prime lezioni della disciplina fu un istruttore di nome Juergen Seydel che insegnò ad Elvis le basi del karate nell'alloggio fuori dalla base militare a Nauheim.
Il Re si appassionò talmente allo sport da cercare di allenarsi anche in vacanza e quando approfittò del congedo per recarsi a Parigi cercò qualcuno che potesse aiutarlo. In soccorso arrivò Tetsugio Murakami, uno dei maggiori rappresentati giapponesi dello stile shotokan che gli diede lezioni private.
La dedizione di Elvis arrivò al punto da fargli passare nove giorni consecutivi per studiare molte ore con il maestro Murakami.
Tornato in Germania Elvis continuò ad allenarsi in ogni ritaglio di tempo e proseguì nei mesi successivi ad allenarsi con Murakami.
Una volta rientrato negli Stati Uniti, Elvis incontrò Ed Parker, fondatore dell'American Kenpo che gli presentò l'istruttore Hank Slomanski.
Con Slomanski Elvis fece un test per potersi guadagnare la cintura nera, test che passò il 21 luglio del 1960.
Le abilità di Elvis sono state recentemente ricordate da Alice Cooper che ha raccontato di quando il Re gli fece impugnare una pistola - altra sua grande passione - solo per poterlo disarmare con un colpo di karate.

Lars Ulrich promessa del tennis
Se negli anni Lars Ulrich è diventato celebre per aver prestato braccia e gambe alla batteria dei Metallica, forse non tutti sanno che il musicista di origini danesi da ragazzo era stato una promessa del tennis.
Del resto racchetta e palline sono attrezzi di famiglia, suo padre Torben Ulrich era un campione della disciplina, così come suo nonno Einer. Entrambi giocarono ad alti livelli, rappresentando la Danimarca in Coppa Davis e vincendo trofei e anche il piccolo Lars iniziò seguendo l'arte di famiglia.
Anzi, in qualche modo fu proprio il tennis a portarlo lì dove incontrò James Hetfield con cui formò una della band metal più importanti della storia.
All'età di 16 anni, infatti Lars si trasferì a Los Angeles per allenarsi in modo professionale ad alti livelli e cercare di seguire le orme del padre diventando un campione di tennis.
Flashback a qualche anno prima, Copenhagen, i Deep Purple suonano in città, proprio nel campo dove suo padre era solito giocare. Torben ottiene alcuni pass per assistere al concerto della band inglese e, quando uno dei suoi amici dà forfait, decide di portare il piccolo Lars che all'epoca 9 anni.
La potenza dei Deep Purple colpì Lars che rimase affascinato da quella musica e corse subito a comprare "Fireball" il giorno seguente. scoprendo che nella vita non c'era solo il tennis. Pochi anni dopo arrivò anche la prima batteria, una Ludwig, e i due interessi iniziarono a convivere in Lars fino a quando una delusione sportiva e la mancata convocazione tra i dieci giovani tennisti più forti della Danimarca lo convinsero a concentrarsi sulla musica.
Dopo l'ennesima scoperta musicale, quella dei Diamond Head, la passione arrivò al punto da spingerlo - una volta tornato negli Stati Uniti - a scrivere un annuncio per formare una band. Era il 1981 e a quell'annuncio rispose un suo coetaneo, un certo James Hetfield.
Il resto, come si suol dire è storia.