Quando Keith Moon usò i taxi per distruggere un hotel
Nell'aprile del 1976 il batterista degli Who pagò dei tassisti per bloccare i soccorsi e distruggere indisturbato la sua camera d'albergo
Quando si parla di Keith Moon la linea tra mito e realtà è sempre molto labile e il mistero avvolge anche un noto episodio che sarebbe avvenuto il 30 aprile 1976 in un non ben precisato hotel.
Stiamo parlando di quella volta in cui l'istrionico batterista degli Who pagò una serie di tassisti per bloccare le strade che circondavano il suo hotel per poter distruggere la sua camera in totale libertà e lanciare tutto dalla finestra.
E il primo dubbio arriva proprio sulla location della storia. Secondo alcuni racconti l'hotel era il noto Chateau Marmont di Los Angeles, per altri l'Hilton di New York, per altri ancora l'Hotel Navarro, altro edificio della Grande Mela molto in voga tra i musicisti dell'epoca.
La versione cambia a seconda della fonte ma, in ogni caso, l'ambientazione sarebbe un hotel di lusso che già in passato aveva visto Keith Moon tra i suoi clienti.
Con gli Who in tour negli Stati Uniti e la fama di Keith Moon ben consolidata, il personale degli alberghi, così come le forze dell'ordine locali, erano sempre sull'attenti quando il batterista inglese si trovava in città.

Il piano di Keith Moon
Keith Moon, mai soddisfatto dalle sue bravate come gettare un televisore dalla finestra, far esplodere petardi nel bagno o allagare i corridoi con i materassi ad acqua, decise che voleva distruggere completamente la sua stanza—ma senza interferenze da parte del personale dell’albergo o della polizia.
Del resto cosa c'è di meglio di potersi divertire liberamente in modo da rilassarsi senza che nessuno interrompa il momento catartico ?
Per riuscire nel suo intento il batterista degli Who ideò un piano bizzarro e geniale, sicuramente diabolico: assoldare dei tassisti per creare un blocco stradale attorno all’hotel, in modo da impedire l’arrivo della polizia e di chiunque potesse fermarlo.
Si avvicinò a un gruppo di tassisti fuori dall’hotel e li pagò profumatamente—alcune versioni parlano di banconote da 100 dollari (una cifra alta per l’epoca)—per formare un anello di taxi attorno all’edificio, bloccando l’accesso.
I tassisti, divertiti e probabilmente ignari del vero scopo, accettarono.
Al mio via scatenate l'inferno
Con la strada bloccata e, secondo alcune versioni, il piano dell’hotel sgomberato dagli altri ospiti, Keith Moon si sentì libero di scatenare l’inferno.
Il batterista degli Who cominciò a sfogarsi e distruggere mobili, sedie, tavoli, lampade. Passò poi ai materassi che, insieme ai cuscini, tagliò e fece esplodere lasciando piume ovunque.
I quadri vennero sfondati a calci e pugni, il telefono divelto e utilizzato come oggetto contundente, l'asciugacapelli lanciato nel lavandino pieno d'acqua.
Last but not least, immancabile il televisore lanciato poi in tutta sicurezza fuori dalla finestra.
Secondo altre versioni della storia, addirittura, Moon mise in atto un altro classico facendo anche irruzione in hotel con un'auto, anche se la vicenda si potrebbe confondere con quella celebre della Rolls Royce trascinata nella piscina dell'Holiday Inn.
I soccorsi, impossibilitati a intervenire a causa del blocco stradale, poteva solo aspettare impotente mentre la distruzione continuava.
Ancora una volta, Moon era stato più veloce di tutti nel creare il caos, anticipando chiunque fosse in grado di intervenire per fermarlo.
La fine dei giochi
Nel frattempo, il personale dell’albergo si agitava. Tentavano di salire, ma l’ingresso era bloccato da una barricata motorizzata di taxi gialli, i cui conducenti, ormai divertiti dalla situazione, si erano messi a chiacchierare tra loro, fumando sigarette e ridendo come se fosse una serata normale.
La direzione dell’hotel, furiosa, minacciò cause legali, ma Moon, con il volto ancora segnato da un misto di euforia e sbronza, offrì di pagare tutto. Secondo alcune voci, firmò addirittura un assegno sul momento, oppure il manager della band fu costretto a coprire i danni.
Come molte storie di Keith Moon, la linea tra realtà e leggenda è sfocata. Ma ciò che rende questo episodio così potente non è solo il gesto, bensì l’assurda precisione del suo piano folle.
Non fu vandalismo a caso: fu teatro rock applicato al mondo reale, un happening dadaista con un cast di tassisti ignari e una suite come palcoscenico.
E in fondo, che sia successo esattamente così o no... è irrilevante.
Di Keith Moon, Alice Cooper una volta disse: "Con la maggior parte delle rockstar, metà di quello che senti è vero. Con Keith Moon, tutto quello che hai sentito è vero — e c’è anche molto che non hai ancora sentito".