Storie di Rock'n'Roll - Ricordi

Esordio di Titania su On The Road con un racconto scritto in seguito a un sogno. Spoiler: Contiene rock e Billy Idol

Che dire. Credo fosse il 2015. Di certo era il concerto di Billy Idol.

Ero con Stefania, una delle mie migliori amiche.

In primissima fila, come al solito.

Sembrava quasi potessimo toccarlo. Billy e i suoi maledetti addominali scolpiti, che ancora mi chiedo come possa essere così marmoreo alla sua età.

Certo, poi con Steve Stevens di fianco che, beh, certamente ha stile da vendere, ma gli addominali proprio no.

Un concerto stupendo di cui conservo ancora qualche foto.

Già, perché allora ancora avevo la voglia di portare con me tutta la mia attrezzatura fotografica per poter fare qualche scatto che mi sarebbe rimasto nel cuore e sarebbe durato nel tempo, all’interno di qualche hard disk impolverato che ogni tanto mi viene voglia di riesumare.

Forse fu l’ultimo anno che lo feci, il 2015. Dopodiché riservai la reflex per altri momenti...ma i concerti no, volevo godermi l’attimo. Del resto lo avrei comunque ricordato per sempre.

Quella sera aspettavo di vedere due persone: Jany, il mio fidanzato dell’epoca, con cui il giorno dopo, nella stessa piazzetta di Lucca, avrei visto Elton John chiedere ad un ragazzo di salire sul palco per poi schioccargli un bacio e Joey, mio grande amico e compagno di avventure disdicevoli all in the name of rock’n’roll.

Joey lo conobbi ad un concerto organizzato da me quando avevo solo 17 anni e avevo tutte le intenzioni di far sì che la musica diventasse la mia vita.

Un giorno arrivò un messaggio per GlitterHouse (questo il nome delle serate da me organizzate, principalmente a tema anni ’80) e a scrivere erano i Jolly Rox.

Fu amore a primo ascolto.

“Twisted Room”, questo il titolo della canzone, una stanza che gira perché sei troppo ubriaco per farla stare ferma.

La sera che Joey venne a suonare al locale la ricordo bene, nonostante i fiumi di alcool che scorrevano come ogni weekend. Lui era una figura quasi mitologica. Un personaggio come Mick Jagger, ma decisamente più oscuro e di gran lunga più attraente.

Altissimo, con la carnagione di un norvegese ed un viso incorniciato da lunghi capelli lisci e neri che facevano contrasto con uno sguardo di ghiaccio.

Aveva un modo di fare che non poteva non rimanerti impresso.

Ma quello che amai subito di lui era la sua voce, il suo ritmo, il ritmo che aveva anche nella vita.

Cominciai a seguire i Jolly Rox, a presentarmi sotto palco, a chiedere asilo nella bella Firenze, di cui mi innamorai perdutamente, solo per poterli rivedere ancora una volta, come una droga.

Alla fine il rock è questo che ti fa.

Non ci volle molto prima che io e Joey diventassimo amici.

Due scapestrati che non vogliono accettare le regole della vita perchè hanno il rock’n’roll nelle vene, nostalgici di un’epoca mai nemmeno vissuta.

O perlomeno, non all’età giusta.

Quella sera non vedevo l’ora di rivedere Joey.

Ci invitò subito a bere qualcosa assieme ad un gruppo di suoi amici. L’idea di un bel cocktail tra le mura di Lucca dopo una giornata passata sotto al sole per accaparrarsi dei bei posti sotto palco era più che allettante.

Poche centinaia di metri dopo arrivammo al pub.

Sedute al tavolo di legno c’erano diverse persone, ma tra tutte loro mi sedetti di fianco a Giovannino.

Ricordo le prime parole di Giovannino come se me le avesse rivolte un secondo fa: “Dov’eravate a vedere il concerto?”

Parole a cui io risposi prontamente: “davanti, sai, sono una nanetta e se mi metto dietro non vedo più niente” al che lui rispose “eh, dillo a me”.

Già. Non avevo certo notato che Giova fosse anche più bassino di me. Quando si alzò in piedi mi sentii sprofondare di vergogna, ma lui aveva sempre il sorriso pronto.

Jany si mise seduto al fianco di Joey e mi guardava ridendo, in tempo zero io e Giova avevamo cominciato a parlare di gattini.

Che ve lo dico a fare, tutti pensano che i rocker siano cupi, dediti al “Signore Oscuro”...e invece, poi, parlano di gattini mentre sorseggiano un Vodka Lemon ricolmo di ghiaccio.

Mi trasferii a Firenze qualche anno dopo.

Quella città mi aveva colpita talmente tanto che doveva essere mia, ad ogni costo.

Lasciai tutto per trasferirmi lì, ma questa è un’altra storia, e ve la racconterò con il sottofondo musicale di “Gypsy Road” dei Cinderella.

Mi trasferii proprio a casa di Joey, quando ancora di fianco al divano c’era un buco largo un metro

e mezzo e profondo circa tre metri con appoggiata una scala ripidissima da scendere.

Non era da molto tempo che stava lì, quel buco più tardi fece spazio ad una scala che portava al piano inferiore, che a sua volta fece spazio ad uno studio di registrazione...dove io parcheggiai il mio materasso ricoperto di lenzuola tigrate.

Del resto io e Joey in fatto di gusti tra vestiario e arredo siamo sempre stati molto simili e lui certo non si scandalizzava per i miei possedimenti altamente tendenti al kitsch.

Giovannino ogni tanto passava a trovarci.

Dentro quelle quattro mura era sempre festa.

Ma ancora prima che io mi trasferissi a Firenze ogni anno non potevo non passare perlomeno qualche giorno in quella splendida città.

Tante volte andai a trovare Joey e tante di queste incontrai Giovannino. Sempre sotto un palco.

 Fino al compimento dei suoi quarant’anni.

Quella volta scesi apposta, solo per lui.

Una moltitudine di gente affollava il locale che aveva scelto e tra questi c’era un ospite d’onore: Omar Pedrini, dei Timoria.

Lui e Giova sono molto amici e col tempo lo diventammo anche noi.

Quella sera ricordo cosa mi chiese Omar, lasciandomi un poco stupita:

- “Tu sei Tania, vero?”

Come si risponde quando una persona possiamo dire famosa ti chiama per nome e ti chiede se sei tu?

- “Sì, sono io.” risposi un po’ timidamente.

- “Giovanni mi ha parlato molto di te! Dice che sei una tipa in gamba, stasera festeggiamo un po’ tutti insieme”.

Sorrisi.

Che devi fare.

In effetti fu una serata da ricordare. I festeggiamenti andarono avanti fino a tardi, Omar suonò per Giovannino e noi finimmo per chiudere il locale al bancone.

Non gli diedi nemmeno il regalo che avevo confezionato per lui, troppa gente, troppa festa, troppo casino, troppo alcool.

Ci avevo messo me stessa però dentro a quel regalo. Era un portachiavi a forma di vinile fatto proprio in vinile, creato con le mie mani. Precisamente un vinile dei Kiss, che Giova amava alla follia, questo lo ricordavo bene.

Ci scambiammo i regali praticamente un anno dopo. Anche lui si ricordò cosa amavo io. La musica e la fotografia. Mi regalò una sorta di almanacco fotografico del Rock che ancora conservo in bella vista.

Da quella sera le volte che ci capitò di uscire anche assieme a Omar furono molteplici, nonostante lui vivesse a Milano.

Quando mi trasferii a Firenze, poi, le probabilità di vedersi aumentarono e, oltre che sotto palco, ci trovavamo anche al cinema. Giova aveva prenotato i posti per tutti. Era lui quello pragmatico, che si occupava di organizzare le cose nella maniera giusta. Non gli pesava, lo faceva col sorriso, ci teneva. Il film era Bohemian Rhapsody. Non so spiegarvi quanto possa essere bello uscire dal cinema dopo un rigoroso silenzio per tutta la durata del film e vedere che tutti i partecipanti hanno notato delle imprecisioni sulla storia dei Queen. Alla fine arrivammo alla conclusione che essendo un film e non un documentario dovevamo prenderlo come tale.

Non ricordo quando fu l’ultima volta che vidi Giova. Forse era quella del concerto in acustico di Omar nel centro di Sansepolcro, a cui partecipò anche Fernando Saunders, bassista di Lou Reed, di cui conserviamo una foto dove eravamo tutti assieme, stretti in un unico abbraccio.

 Lui in compenso l’ultima volta mi ha vista su RadioFreccia, senza sapere nulla.

È una di quelle persone che ancora non si abbandona alla leggerezza del mondo social, preferisce la vita vera.

Nessuno gli aveva detto niente, io tantomeno.

Accese la radio. Sentì una voce familiare. Quella voce era la mia.

“Grandissima Tania, sono troppo contento” mi scrisse mentre ero ancora in diretta.

Il giorno dopo mi mandò un lungo messaggio vocale, ci siamo raccontati qualche aneddoto, era sinceramente emozionato per il fatto che avessi raggiunto quel microfono, sapeva che era il mio sogno.

L’amicizia è anche questo. Il Rock’n’Roll è anche questo. E visto che il Rock’n’Roll è una droga, come ho già detto prima, spero che presto torneremo a drogarci assieme, sotto un palco, come abbiamo sempre fatto. Magari proprio quello dei Jolly Rox.

Titania.

Billy Idol - Shock To The System

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